PIP, Piani Individuali Pensionistici: Cosa Sono e Come Funzionano

Come funziona il Piano individuale pensionistico (PIP)? Ne hai mai sentito parlare? Probabilmente, se sei arrivato qui, la risposta è sì. Diciamocelo, tutti, in tempi di crisi e di riforme, abbiamo sentito nominare i piani individuali pensionistici e la previdenza integrativa, pur senza magari sapere di preciso di cosa si tratti.

In questa guida voglio affrontare insieme a te questo tema, spiegandoti che cosa sonocome funzionano e se convengono.

Ti fornirò le mie opinioni e, alla fine della guida, penso che saprai decidere se questo strumento fa per te oppure no.

Buona lettura!

Cosa sono i PIP? Differenze con i Fondi Pensione

Cosa sono i piani individuali pensionistici? Prima di iniziare voglio mettere l’accento su una differenza importante, ovvero quella tra i piani pensionistici individuali e i fondi pensione, poichè non tutti la conoscono e regna parecchia confusione a riguardo. E la confusione, si sa, porta a fare scelte sbagliate.

Il PIP è un contratto di assicurazione sulla vita con cui si versa il TFR (scegliendo di non lasciarlo in capo all’azienda) oppure una quota mensile o annuale all’interno di un fondo gestito da una società di assicurazioni.

Si tratta, quindi, di strumenti di tipo assicurativo mirati all’integrazione della pensione. Proprio per questo motivo, sempre più persone optano per questi piani di previdenza, con la speranza di poter vivere una vecchiaia più serena.

Sono simili a un fondo pensione, da cui si differenziano perché, come già anticipato, i PIP sono in realtà strumenti assicurativi, oltre per il fatto che sono accessibili sia a i lavoratori dipendenti che a quelli autonomi.

Inoltre, diversamente dai fondi pensione, i PIP sono emessi dalle società di assicurazione, anche se sono gestiti tramite un patrimonio autonomo e separato con lo scopo di ripagare e garantire un profitto ai risparmiatori che hanno deciso di iscriversi, come avviene per i fondi pensione.

Se vuoi approfondire il discorso legato ai fondi pensione, leggi la mia guida. E se vuoi confrontare i migliori strumenti per la tua pensione complementare, non perdere il tool di FONDO PENSIONE TOP: provalo subito!


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PIP: come funziona?

Come funzionano i PIP? I Piani Individuali Pensionistici funzionano sulla base del regolamento interno di ogni fondo, il quale ne stabilisce ogni dettaglio, a partire dalle modalità di costituzione, ai contributi che il risparmiatore deve versare, alle modalità di calcolo della rendita e alla tipologia di investimento che il fondo PIP andrà a fare tramite il mercato assicurativo per guadagnare un profitto.

Ovviamente, prima di stipulare un contratto, dovrai leggere attentamente il materiale informativo, in modo da leggere le caratteristiche dello specifico strumento che stai analizzando, anche perchè troverai diverse tipologie di PIP, come vedremo tra un secondo.

Perché fare un PIP?

Beh, questa domanda più che di una risposta “tecnica” necessita di una risposta “umana”, da amico. Se, come vedremo, certamente questi strumenti potrebbero presentare degli svantaggi, è anche vero che offrono una soluzione per pensare al proprio futuro.

Anche le persone più giovani dovrebbero infatti pensare alla propria vecchiaia: anche se sembra lontana, essa arriva, e pensare di destinare parte del risparmio oppure il TFR a questo strumento può essere un modo per tutelarsi in vista di sussidi pensionistici sempre più magri, che rischieranno di gettarci alle soglie della povertà.

Insomma, da amico non posso che consigliarti di stipulare qualche contratto o aderire a qualche strumento che preservi il tuo patrimonio e che un giorno ti aiuterà a mantenere uno stile di vita decoroso.

E vediamo quindi se è il PIP lo strumento migliore.

Quanto dura un PIP?

Questo strumento prevede una durata massima variabile dai 5 ai 10 anni: al termine del contratto la rendita può essere erogata solo in caso di vita del beneficiario.

Quanto costa?

Non si può dare una risposta univoca, poiché ognuno ha i suoi costi. Prima di firmare, controlla sempre la scheda dei costi.

Sappi però che questi strumenti presentano dei costi piuttosto alti se rapportati agli interessi

Tipologie di PIP

Ci sono diverse tipologie di PIP, che si differenziano per il contratto stipulato prima dell’adesione, che indica al risparmiatore quale investimento assicurativo sarà applicato al gestore del PIP per creare un guadagno.

Vediamo quali possono essere i tipi:

  • PIP con polizze unit linked: tramite un contratto assicurativo di ramo III, la rivalutazione della posizione economica del risparmiatore è avviene direttamente in funzione all’ammontare della quota che il privato può vantare su uno o più fondi appartenenti alla stessa compagnia assicurativa;
  • PIP con assicurazione sulla vita: ossia i contratti assicurativi di ramo I, in cui il profitto del risparmiatore è legato alle gestioni interne all’impresa assicurativa che gestisce il patrimonio;
  • PIP misti: alcuni fondi prevedono una rivalutazione della posizione del risparmiatore mista, che prevede un calcolo sia sulla base sei contratti di ramo I che da quelli di ramo III.

Quanti PIP si possono avere?

Quanti piani pensione si possono avere? Di base, è possibile aderire a due diversi fondi pensione. Potresti volerne due per avere maggiore sicurezza al momento di percepire la rendita ad esempio.

Di base, comunque, non consiglio di vedere la presenza di più PIP come una strategia per diversificare: ci sono molti altri modi per investire e tutelare il proprio patrimonio e il proprio futuro!

La fase di accumulo

Abbiamo visto in apertura che per investire in questi strumenti bisogna versare dei contributi in base a quanto pattuito: la scelta è del risparmiatore, che può decidere di versare una quota mensile, trimestrale, semestrale o anche annuale, senza scordarsi che è possibile modificare questa cadenza nel corso stesso dell’investimento.

Tra le quote da versare possiamo anche includere il TFR, e non è da escludersi che il nostro datore di lavoro possa decidere di partecipare ai contribuiti verso il PIP prescelto dal dipendente, aumentandone le quote.

Ma come vengono investire le quote? Lo vediamo nel prossimo paragrafo.

Ecco come investono i Piani Individuali Pensionistici

Come viene generato il profitto per cui si è deciso di investire in PIP? Ricorda innanzitutto che la tipologia di investimento deve essere indicata nel regolamento del Piano e illustrata al risparmiatore che vi aderisce. Detto ciò, il profitto può essere creato tramite:

  • uno o più fondi assicurativi interni, o Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR), che investono in differenti strumenti finanziari, selezionandoli sulla base del profilo di rischio indicato. La decisione della tipologia di PIP a cui aderire può essere cambiata. Una volta individuato il parametro di valutazione del fondo (benchmark), si può calcolare il rendimento del PIP e quindi il guadagno del risparmiatore;
  • gestione separata, questa rappresenta la strada più prudente da intraprendere, che può anche garantire un guadagno certo a chi risparmia, anche se davvero basso;
  • soluzione mista tra le due tipologie elencate.

A questo punto dobbiamo specificare che i PIP possono essere:

  • azionari: investono in azioni;
  • obbligazionari: investono in obbligazioni;
  • bilanciati: investono in modo simile sia in bond che in titoli azionari.

Al momento del pensionamento e a patto che tu abbia maturato almeno cinque anni di partecipazione al fondo, puoi ottenere:

  • tutto il capitale accumulato in rendita, che rappresenta la pensione complementare;
  • fino a un massimo del 50% del montante accumulato in capitale e il restante in rendita;
  • tutta la posizione in capitale, ma solamente se il 70% del montante accumulato (capitale iniziale e interessi maturati nel tempo) offre una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale.

La pensione complementare può essere reversibile in favore sia del coniuge sia di un’altra persona da indicata dal sottoscrittore. In caso di premorienza durante la fase di accumulo, il capitale può essere riscattato dai tuoi eredi o dalle persone che hai designato.

Prima dell’età pensionabile è possbile prelevare tutto o parte del capitale per far fronte a eventi inattesi.

In particolare si parla di…

Anticipazioni

  • Spese sanitarie straordinarie documentate connesse a interventi e terapie conseguenti a gravissime condizioni (anche del tuo coniuge o dei tuoi figli). Possono avvenire in qualsiasi momento, per una somma fino al 75% del capitale accumulato. La tassazione prevede un’aliquota variabile tra il 15% e il 9% in base agli anni di partecipazione alla previdenza complementare;
  • Acquisto e ristrutturazione documentati della prima casa di abitazione (anche per i propri figli), dopo 8 anni di partecipazione alla previdenza complementare e fino al 30% del capitale accumulato. In questo caso si applica un’aliquota del 23%;
  • Motivi personali e familiari, dopo 8 anni di partecipazione alla previdenza complementare. Spetta fino al 30% del capitale accumulato con un’aliquota del 23%.

Le richieste di anticipazione possono essere ripetute, anche con riferimento alla medesima causale, purché le somme ottenute non superino il limite massimo erogabile.

Riscatti

Per altre situazioni è invece possibile riscattare in tutto o in parte la posizione individuale:

  • Invalidità permanente o inoccupazione superiore ai 48 mesi, dimissioni o licenziamento, decesso dell’aderente. In tal caso è possibile riscattare tutta la posizione individuale, in qualsiasi momento al ricorrere delle condizioni previste dalla normativa. La tassazione prevede l’applicazione di un’aliquota del 23% per i riscatti della posizione individuale a seguito di dimissioni e licenziamento; negli altri casi, è prevista un’aliquota agevolata che varia tra il 15% e il 9%, in base al numero di anni di partecipazione alla previdenza complementare;
  • Inoccupazione non inferiore a 12 mesi (e non superiore a 48 mesi), in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a mobilità, cassa integrazione guadagni, ordinaria o straordinaria. Si riscatta fino ad un massimo del 50% della posizione individuale, in qualsiasi momento al ricorrere delle circostanze previste dalla normativa. Si applica un’aliquota agevolata che varia tra il 15% e il 9%, in base al numero di anni di partecipazione alla previdenza complementare.

In alternativa al riscatto, se  mancano non più di 5 anni alla pensione di vecchiaia, è possibile chiedere al PIP il pagamento di una rendita integrativa temporanea anticipata (cosiddetta RITA).

Per poterne beneficiare bisogna aver cessato l’attività lavorativa, avere almeno 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare e 20 anni di contribuzione alla previdenza obbligatoria.

Si può richiedere fino a 10 anni prima dell’età pensionabile se si è inoccupati da più di 24 mesi.

In entrambi i casi, la rendita verrà corrisposta fino al conseguimento dell’età per la pensione di vecchiaia prevista nel sistema pensionistico obbligatorio.

Si tratta di strumenti sicuri? Pip Pensione: pro e contro

Come spesso accade quando si investe, la sicurezza è legata al profilo di rischio per il quale si è optato. Puoi scegliere tra più opzioni, da quella meno pericolosa per il tuo capitale, a quelle più remunerative ma non garantite, che ti espongono ai rischi del mercato.

Vediamone i pro.

Vantaggi

Se decidi di optare per questo strumento potrai godere di:

  • deducibilità: puoi dedurre fino a 5164 euro in sede di dichiarazione dei redditi, ottenendo un risparmio fiscale fino a 2000 euro circa nei casi di maggior vantaggio. Attenzione: se ti stai chiedendo se il piano individuale pensionistico è detraibile, la risposta è no… Sono due cose diverse. La previdenza complementare può essere dedotta per un tetto massimo di 5.164,57 euro annui. Ogni anno è possibile dedurre quindi dal reddito dichiarato ai fini IRPEF fino a 5.164,57 euro di contributi alla pensione integrativa, compresi gli eventuali contributi versati dal datore di lavoro, deducibili al pari di quelli personali;
  • nessun obbligo di versare un premio: il versamento, qualora tu non abbia vincolato il TFR, non è obbligatorio ed è libero;
  • lunghi periodi riducono il carico fiscale: l’aliquota calcolata al momento della liquidazione è del 15%. Se rimani nel PIP per oltre 15 anni hai diritto ad uno sgravio dello 0,3% per ogni anno in più, sgravio che può toccare vette del 9%;
  • accumulo di capitale e quindi, risparmio.

Svantaggi

Vediamo ora i contro di optare per questa soluzione:

  • rischio di perdere i risparmi: esistono comunque dei rischi che ciò accada, soprattutto se opti per linee più aggressive e soggette a pericolose oscillazioni di mercato;
  • costi elevati: i PIP hanno sovente dei costi di gestione che li rendono sconvenienti, e per questo bisogna leggere e analizzare con cura la nota informativa.

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Cosa ne penso io?


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Sono generalmente sfavorevole al risparmio gestito, perché significa che qualcun altro ha la possibilità di vendermi “al dettaglio” pacchetti di investimento che, appunto, non ho scelto da me, e dovrò anche pagare una commissione.

Poiché non si tratta di chiedere a qualche fattorino di portarti una pizza, e lasciargli una mancia, ma di gestire i propri risparmi, penso sia sempre più saggio operare in autonomia (o chiedendo una consulenza, ma non delegare!).

I costi, come già detto, sono spesso molto alti, e ciò incide sui tuoi introiti. Infine, non si tratta di prodotti particolarmente flessibili, e questo elemento ci riporta alla scarsa autonomia che hai suoi tuoi soldi. Se opti per questa strada, sai quando versi il tuo denaro, ma non quando lo rivedrai!

Perché, dirai, non mi verrà ridato con la pensione? Certo, ti rispondo, ma come ben sai la materia pensionistica è sempre in movimento e le riforme sempre dietro l’angolo…

E quindi, conviene?

Ho voluto illustrarti la mia opinione su questo genere di prodotto, partendo comunque dal presupposto che ti sottopone a numerosi rischi. La convenienza, tuttavia, è soggettiva e ci sono persone per cui secondo me questa soluzione può apportare dei vantaggi.

Tra questi troviamo chi ha più di 50 anni e possiede un reddito medio-alto, magari investito in più strumenti. In questo caso, l’idea di diversificare versando una parte del proprio patrimonio in una pensione integrativa potrebbe essere una buona strategia, in vista dell’evidente vantaggio fiscale, grazie alla deducibilità.

Al contrario, però, se la tua situazione economica non è questa, allora il vantaggio fiscale del PIP non esiste. In questo caso il mio consiglio è quello di investire il tuo tempo in corsi formativi (ce ne sono anche di molto economici!) per accrescere le tue competenze, o cercare un lavoro/secondo lavoro per aumentare le tue entrate e migliorare le tue strategie di risparmio. In questo modo potrai accumulare capitale e quindi porti in seguito interrogativi su come investire e valutare eventualmente i PIP.

Se comunque hai deciso di voler pensare alla tua pensione, indipendentemente dalla tua attuale condizione economica, ti consiglio comunque di cercare sempre, nei tuoi investimenti, di essere più attivo possibile, e non delegare i risparmi e le strategie al 100%.

Certo, non è una soluzione semplice, bisogna studiare una buona strategia, e ciò richiede un certo tipo di conoscenza… E qui torniamo all’importanza della formazione, che non è solo studio in senso classico, ma anche apprendimento autodidatta.

Migliori PIP 2023

Qui su Affari Miei troverai moltissime risorse per approfondire i temi della finanza e del risparmio e investimenti.

Per iniziare, voglio lasciarti le recensioni dei PIP che trovi qui sul blog: chissà che tu non stessi valutando proprio uno di questi strumenti!

Aggiornerò la lista periodicamente:

Conclusioni: qual è la migliore pensione integrativa?

Abbiamo visto cosa sono i PIP, come funzionano e tutti i pro ed i contro di questi strumenti.

Hai potuto anche analizzare le mie opinioni che mi fanno guardare con freddezza ai piani pensionistici (che per me sono comunque meno peggio delle polizze vita).

Per approfondire l’argomento ulteriormente, ti consiglio di leggere i seguenti contenuti:

Puoi, inoltre, seguire uno dei percorsi tematici che ho pensato per te:

Buon proseguimento su Affari Miei.


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Ho creato un breve questionario con cui ti aiuto a capire che tipo di investitore sei. Al termine, ti guiderò verso i contenuti migliori selezionati in base alla tua situazione di partenza:

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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

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