La Ruota del Criceto ti Opprime: Scopri come Diventare Milionario o Plurimiliardario

Di questi tempi la ricchezza sembra essere diventata una moda da ostentare: sempre più influencer e guru sui social mostrano la loro vita di sfarzi, alimentando il sogno di chi vuole diventare milionario o plurimiliardario.

Il problema della maggior parte di quel che circola in rete è che raramente c’è una risposta o un piano operativo concreto, viene venduto il sogno di arricchirsi talvolta a persone che non hanno ancora acquisito il giusto mindset.

Ho due notizie per te: la prima è che puoi diventare anche tu ricco come molti guru dei social, la seconda è che è molto difficile e devi farti, come si suol dire, il mazzo.

In questo articolo non ti spiegherò come da un punto di vista operativo, se cerchi un piano più pratico ti consiglio di leggere la guida in 9 passi per fare soldi.

Quello che mi interessa spiegarti nelle righe che seguono è l’approccio che devi avere da un punto di vista mentale per prepararti ad un futuro radioso.

Prima di giocare…impara le regole

Spesso mi contattano amici, conoscenti o lettori del blog proponendo l’idea del secolo nella quale dovrei investire o sulla quale dovrei esprimermi.

La mia risposta, nella stragrande maggioranza dei casi, è no perché alla maggior parte di loro manca un punto fondamentale: vogliono scendere in campo senza sapere le regole.

Se vuoi diventare milionario e magari plurimiliardario devi conoscere il campo in cui stai per entrare, così da rendere ogni tua iniziativa più efficace.

Se hai letto i principali autori in tema di finanza personale come Robert Kiyosaki, hai già in mente il concetto della ruota del criceto o corsa del topo, se non conosci questo concetto continua a leggere perchè cambierà radicalmente il tuo modo di vedere le cose.

Il tuo nemico è la ruota del criceto: conoscila e scappa

La ruota del criceto o corsa del topo rappresenta la situazione senza via di uscita in cui molti lavoratori si trovano intrappolati: una spirale che li porta per anni a svolgere una serie di operazioni di routine (lavorare barattando tempo per soldi, indebitarsi, spendere, essere costantemente al verde) che non permetteranno mai di raggiungere la libertà finanziaria.

Robert Kiyosaki nel famoso libro “I Quadranti del Cashflow” fa una distinzione di modi per fare soldi suddivisa in quattro situazioni: c’è chi ha un lavoro (D), chi possiede un lavoro autonomo (A), chi possiede un’azienda con persone che ci lavorano (T) e chi fa lavorare i suoi soldi per sè (I).

La letteratura americana ha sicuramente avuto una grossa influenza a livello mondiale sul tema finanziario ma ha il limite, per te che leggi dall’Italia, di essere appunto incentrata sugli Stati Uniti dove sono in vigore leggi differenti e la società è molto diversa.

Robert Kiyosaki, Tony Robbins, MJ De Marco hanno scritto libri che meritano di essere letti ma, ovviamente, parlano a persone che vivono negli Stati Uniti e non a Giacinto Padovan di Bassano del Grappa o a Gennaro Esposito di Mugnano di Napoli: il tessuto produttivo del nostro Paese è composto da piccole e medie imprese che spesso operano in realtà di provincia completamente diverse da quelle a stelle e strisce.

Ecco perchè i concetti che vanno per la maggiore necessitano, secondo me, di una piccola rielaborazione: ti propongo la mia personale interpretazione “made in Italy” dei quadranti del cashflow.

Lavoro dipendente (D)

Il lavoratore dipendente è colui che offre la sua professionalità ad un’azienda pubblica o privata che gli paga lo stipendio.

In buona sostanza il lavoratore dipendente baratta il suo tempo per denaro: maggiori sono le sue competenze, più soldi varrà il suo tempo.

Il lavoratore dipendente gode di una relativa tranquillità ma, in realtà, si trova di fronte a molte criticità:

  • Il suo lavoro potrebbe valere sempre meno perché i cambiamenti tecnologici potrebbero soppiantare la sua professione oppure altri lavoratori di altre località del mondo (globalizzazione) potrebbero entrare sul mercato offrendosi per meno;
  • L’azienda in cui lavora potrebbe sparire a causa di una cattiva gestione o di un cambiamento epocale nel suo settore: nel primo caso, è vero, potrebbe ricollocarsi mentre nel secondo subirebbe ancor più drammaticamente i danni derivanti dalla tecnologia o dalla globalizzazione di cui al punto precedente.

Il lavoratore dipendente, per un’azienda, è una commodity: ha un prezzo a seconda dell’andamento del mercato del lavoro. Per esempio, un calciatore può guadagnare milioni di euro perché il valore che riesce a produrre e le sue competenze lo rendono merce rara. Un operaio non specializzato, invece, ha un valore di mercato basso perché facilmente sostituibile.

Se vuoi guadagnare davvero molti soldi, nel lungo periodo, non puoi essere un lavoratore dipendente.

Il lavoro dipendente, tuttavia, è una scuola di vita fondamentale all’inizio perché ti permette di acquisire delle competenze che potresti non avere, ti fa conoscere dei mercati senza che sia tu a rischiare in prima persona e ti permette di guadagnare comunque uno stipendio che può tornarti utile per formarti ed avviare tuoi business.

A differenza di tanti altri, io non condanno a prescindere il lavoro dipendente: rappresenta un passaggio importantissimo che può essere una vera e propria scuola per un futuro più radioso.

Il mio pensiero, ovviamente, è intimamente connesso al fatto che tu decida, prima o poi, di mollare il posto fisso altrimenti non realizzerai mai l’obiettivo iniziale che ci siamo prefissi di guadagnare senza lavorare (o meglio…lavorare meno e guadagnare di più!).

Libero professionista, piccolo imprenditore, freelance (A)

Negli ultimi anni le professioni autonome, anche nel campo digitale, stanno aumentando a vista d’occhio. Molte permettono anche di guadagnare tanti soldi e di avere entrate superiori a quelle tradizionali come il commercialista, l’avvocato o il giornalista.

Lavoratori autonomi, siano essi freelance o professionisti, e piccoli imprenditori hanno un punto in comune: sono dipendenti di loro stessi. Quando svolgi un lavoro altamente qualificato ma legato alla tua persona, infatti, ti trovi nella medesima condizione del lavoratore dipendente: vendi tempo per soldi, baratti la tua competenza in cambio di denaro.

La differenza è che mentre il dipendente non ha rogne burocratiche (F24 da saldare, tasse e balzelli, clienti che non pagano, fornitori da incontrare eccetera) il lavoratore autonomo si trova ogni giorno a combattere con ancora meno garanzie rispetto allo stipendiato medio che, finite le sue otto ore, può starsene relativamente tranquillo (senza mai però poter seriamente ambire ad un futuro economicamente più soddisfacente!).

Molte aziende in realtà sono dei lavori autonomi: per esempio, sotto casa mia c’è un bar gestito da una persona molto simpatica. Credo faccia buoni affari perché è quasi sempre pieno e la clientela mi sembra ben propensa a spendere, soprattutto nel fine settimana e la sera dopo le 18. Quell’attività ha, però, un problema: è legata al proprietario che, ovviamente, ci lavora tutti i giorni aiutato da qualche collaboratore.

Immagino che tutto sia sotto il suo controllo e che, senza il suo operato, il bar difficilmente riuscirebbe ad aprire. Spero che il bar faccia buoni affari ma, concettualmente, anche se dovesse essere profittevole non garantirebbe mai al titolare una crescita finanziaria veloce, ammesso che lo stesso non metta in essere una serie di accorgimenti che vedremo nei prossimi paragrafi.

Questo che abbiamo analizzato è lo status tipico del ceto medio composto di persone che guadagnano abbastanza bene ma che non hanno ancora trovato gli strumenti per espandersi ed accrescere significativamente i propri guadagni.

Pur avendo costruito una micro struttura che produce valore come nel caso del bar, non hanno ancora messo in atto un processo organizzato e replicabile che permetta loro di far dipendere i guadagni sempre meno dal loro lavoro.

Imprenditore (T)

Gli imprenditori sono coloro i quali gestiscono una o più aziende ed i loro guadagni non derivano direttamente dal proprio lavoro che si sostanzia nella coordinazione e nella pianificazione di quanto costruito ma non sempre e comunque nell’esecuzione.

Una volta le dimensioni dell’azienda erano collegate strettamente al numero di dipendenti, ora invece questo avviene sempre meno perché la tecnologia, soprattutto nei settori dell’informatica e del web, permette di sviluppare fatturati estremamente elevati con uno scarso coinvolgimento di capitale umano.

Youtube, Instagram o Snapchat sono passate alla storia perché, a fronte di una valutazione di mercato milionaria, impiegavano e continuano ad impiegare poche decine di dipendenti.

Indipendentemente dal fatturato, l’imprenditore è tale quando riesce a sviluppare delle entrate con un suo coinvolgimento limitato alla coordinazione delle attività. Laddove dovesse non lavorare, l’azienda o il sistema di aziende continuerebbero ad andare avanti con relativa tranquillità.

Un mio amico, per esempio, pur non essendo milionario è da considerarsi un imprenditore. Ha iniziato gestendo un bed & breakfast, a cui oggi dedica un monte ore limitato perché ha delegato molti aspetti operativi, ed ha successivamente acquisito altre attività come una scuola di lingue, in cui lavorano altri suoi collaboratori, ed un network editoriale.

Il nostro potrebbe continuare a crescere orizzontalmente, creando o rilevando altri business o micro business, oppure verticalmente, incrementando il valore delle aziende e replicando in scala quanto già fatto.

Potrebbe, per esempio, rilevare altri bed & breakfast della zona da gestire insieme a quello originario, potrebbe aprire altre sedi della sua scuola di lingue o potrebbe aprire o rilevare altri siti web.

L’imprenditore, a differenza del professionista o del lavoratore autonomo, non lavora “nel” business ma lavora “per” il business: il suo focus è quello di sviluppare nuove entrate e non di eseguire attività di routine che, giustamente, delega ai suoi collaboratori.

L’imprenditore di successo, poi, arrivato ad un certo punto non rischia neanche più sempre risorse proprie: siccome è bravissimo nello scovare opportunità di guadagno le fiuta, stila un business plan e coinvolge gli investitori, categoria che vedremo successivamente, o altri imprenditori.

Se ci rifletti, la quotazione in borsa di un’azienda è un po’ il punto di arrivo di un imprenditore che vende le quote della sua società al mercato: è il mercato, cioè gli investitori privati o le società di investimenti, a comprare il capitale di rischio (le azioni) dell’azienda che si quota, l’imprenditore non ci mette più i suoi soldi o riduce la sua quota, abbassando se vogliamo anche il rischio d’impresa.

Investitore (I)

L’investitore è colui il quale guadagna investendo i propri soldi. Spesso è un imprenditore che, dopo aver raggiunto successi considerevoli, non avvia più sue aziende ma investe le sue risorse in attività avviate da altri imprenditori di successo o emergenti.

Nella foto una caricatura di Warren Buffet

Per esempio Peter Thiel, fondatore di Paypal insieme a Elon Musk, dopo la sua exit milionaria è diventato investitore: è stato, tra le sue varie partecipazioni, tra i primi a credere e investire in Facebook.

L’investitore non deve necessariamente investire in aziende ma può limitarsi anche a prestare i soldi sottoscrivendo obbligazioni statali o private.

E’ la strategia tipica o degli imprenditori di successo oppure di lavoratori autonomi o dipendenti che ricevono compensi stratosferici (pensa ai grandi professionisti, agli sportivi oppure agli amministratori delle grandi aziende) e decidono semplicemente di consolidare il proprio patrimonio.

Una volta che hai diversi milioni di euro sul conto, infatti, puoi anche limitarti a proteggere il tuo patrimonio: investendo 10 milioni di euro al 3%, per esempio, puoi ottenere una rendita annua di 300 mila euro che possono essere più che sufficienti a garantirti una più che discreta sopravvivenza!

La posizione dell’investitore è quella che, teoricamente, ti permette di guadagnare senza lavorare con maggiori possibilità. Tuttavia, come ho scritto in apertura, questo concetto deve essere un attimino stemperato dagli entusiasmi facili che ti hanno portato magari ad approcciarti al sistema.

Provo a farti un esempio pratico, sperando di essere esaustivo. Se sei un lavoratore dipendente, un professionista o un piccolo imprenditore, potresti essere portato a credere all’illusione del guadagno automatico generato dai tuoi investimenti. In realtà niente si fa senza che qualcuno o qualcosa prenda l’iniziativa, persino un boss della mafia è “costretto” a “lavorare” per organizzare il suo team di delinquenti e gestire i traffici illegali.

Una volta che hai costruito un patrimonio e devi gestirlo sei comunque chiamato a rimanere vigile: se investi solamente in obbligazioni, per esempio, hai dei margini più bassi e relativamente più tempo ma rischi di non far crescere più il tuo capitale. Il rischio è che un figlio incapace o una famiglia litigiosa possa disperdere la tua ricchezza velocemente.

Se, invece, investi in aziende, devi studiare i mercati, informarti, incontrare persone, fare test e seguire i tuoi investimenti: sicuramente puoi concederti tutte le vacanze che vuoi ma scordati di startene per il resto dei tuoi giorni a giocare a calcetto senza pensare agli affari tuoi.

Come prendere la strada giusta verso la ricchezza

Questo articolo ha lo scopo di farti assumere la giusta consapevolezza di come è strutturata la società, di quali sono le criticità della tua situazione e di quali sono i punti di forza.

Mi auguro che ti sia stato utile e che ti permetta di inquadrare qual è il punto da cui parti.

Per gli aspetti operativi, ti consiglio di leggere queste guide:

In bocca al lupo!

Avatar photo
Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

2 Commenti

Massimiliano · 17 Marzo 2020 alle 22:58

Ciao Davide, Padre ricco Padre povero è la mia bibbia, ho trovato molto utile questa “italianizzazione” del concetto del rat race. hai in programma di approfondire la gestione degli investimenti attraverso la creazione di una holding? benefici e soprattutto costi? grazie

    Avatar photo

    Davide Marciano · 18 Marzo 2020 alle 9:47

    Ciao Massimiliano,

    sul tema non ho corsi o altro perché è talmente di nicchia che dovrei spiegare ciò che ho fatto per me e non ho visto ancora una particolare domanda in chi mi segue.

    Mi hai dato uno spunto per ragionarci in futuro 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *