ETF PIR: Cosa sono? Conviene Inserirli in Portafoglio? Vantaggi e Svantaggi

Se sei arrivato su questa pagina è perché stai cercando informazioni sugli ETF PIR: quali sono i migliori del 2023? Convengono?

Probabilmente lo sai: PIR sta per Piani Individuali di Risparmio e sono un strumento adottato dal governo che, dal 2017, ha voluto sostenere le piccole e medie imprese italiane, offrendo al contempo un’occasione agli investitori italiani, i quali possono  investire nelle piccole e medie imprese quotate nella Borsa Italiana, sfruttando al contempo delle agevolazioni fiscali.

Ora che abbiamo visto cosa sono i PIR, continua a leggere se vuoi saperne di più.

Agevolazioni per chi investe in PIR: la tassazione

Partiamo subito dalla questione “sgravi e agevolazioni”, che certamente fa gola a chi deve investire e sta cercando uno strumento vantaggioso.

I PIR consentono di investire in più azioni di società italiane quotate nella Borsa Italiana, soprattutto piccole e medie imprese (anche se alcuni PIR in realtà includono le Large Cap) con lo scopo di agevolarne la crescita; le persone fisiche residenti in Italia che investono in un PIR e lo detengono per un periodo non inferiore a 5 anni, possono godere di una totale esenzione sulle imposte legate al capital gain.

In più, investendo in PIR è possibile godere dell’esenzione dal pagamento dell’imposta di successione, come avviene con i titoli di stato governativi italiani e delle polizze vita.

Già solo leggendo queste informazioni è possibile intuire il perché molta gente sia arrivata a leggere questa guida, ma andiamo ad approfondire!

Minimo e massimo investibile

Dunque, chi sceglie questo strumento, per trarne vantaggio, deve detenerli per almeno 5 anni. Vi è un plafond minimo e massimo di capitale investibile:

  • 500.00 €/anno min.;
  • 30.000 € / anno max.

In totale, dunque, un investitore può investire in PIR un minimo di 2.500€ e un massimo di 150.000€ nei 5 anni e comunque annualmente non dovrà superare i limiti imposti in entrambi i casi.

Attenzione, tali cifre non fanno riferimento al valore di mercato del PIR stesso, ma piuttosto al capitale investito effettivamente.


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I Pir e la loro composizione

Veniamo a un tema importante sui PIR, prima di addentrarci nel merito. Il 70% degli strumenti finanziari sottostanti ai PIR devono essere rappresentati da imprese con residenza in Italia (oppure in altri Stati dell’UE o SEE), o comunque di aziende operanti in Italia tramite una stabile organizzazione.

Siccome i PIR hanno lo scopo di sostenere le imprese italiane, devono rispettare queste caratteristiche per soddisfare i requisiti:

  • il 49% degli strumenti sottostanti devono essere emessi da aziende residenti in Italia e in Paesi membri dell’UE o SEE oppure in Paesi operanti in Italia tramite una stabile organizzazione;
  • il 17,5% degli strumenti finanziari devono essere emessi da aziende con residenza in Italia e in Paesi membri dell’UE o SEE (o Paesi operanti in Italia attraverso una stabile organizzazione non quotate sul FTSE MIB) o su indici equivalenti ad elevata capitalizzazione;
  • il 3,5%: strumenti finanziari emessi da aziende residenti in Italia e in Paesi membri dell’UE o SEE o in alternativa operanti in Italia attraverso una stabile organizzazione non quotate sul FTSE MIB e sul FTSE Mid Cap o su indici equivalenti;
  • il 30%: investimenti liberi anche non in linea con i limiti esposti nei punti precedenti.

Come abbiamo già sottolineato, per avere la possibilità di sfruttare l’esenzione fiscale, i PIR dovranno essere detenuti per un periodo di almeno 5 anni.

Nei PIR si può investire un importo minimo di 500€ all’anno ed un importo massimo di 30.000€ annui (valore riferito al valore dell’investimento e non al valore di mercato del PIR).

Per garantire ai risparmiatori un’elevata diversificazione, il gestore del PIR non potrà concentrare più del 10% dei propri asset in strumenti finanziari emessi da un medesimo emittente o da società appartenenti allo stesso gruppo.

PIR: pro e contro

Questi strumenti finanziari vantano molti vantaggi dal punto di vista fiscale per gli investitori italiani-

Tuttavia si tratta pur sempre di un investimento sul mercato azionario che comporta dei rischi. Non dimentichiamo che presentano alcuni svantaggi legati all’esposizione al 100% sulle aziende italiane (senza nessuna diversificazione geografica), dai plafond minimi e massimi annuali e totali e dal fatto che per ottenere le agevolazioni fiscali bisogna detenere i PIR per almeno 5 anni.

ETF PIR: Cosa sono?

E ora che abbiamo chiarito questi punti possiamo concentrarci sugli ETF PIR. Gli ETF sono dei fondi di investimento a gestione passiva, i quali vanno a replicare un determinato indice borsistico sui mercati.

La gestione passiva permette di accedere a fondi molto liquidi, che offrono quindi la possibilità di costruire un portafoglio diversificato, questo perché siamo davanti a strumenti che non si concentrano su singoli asset, bensì  su un paniere di titoli collegati a varie aziende.

Il vantaggi di investire in ETF legati ai PIR sono parecchi:

  • costi, che si aggirano attorno allo 0,33-0,40% all’anno. Per questo, gli ETF PIR risultano  molto più convenienti rispetto ai fondi attivi;
  • il secondo vantaggio è la trasparenza: all’investitore vengono forniti KIID e schede informative dettagliate;
  • infine acquistarli è alla portata di tutti perché l’operazione è fattibile interamente online avvalendosi di intermediari finanziari (broker) online.

Se vuoi approfondire il tema degli investimenti in ETF, o fare un ripasso, ti consiglio la mia guida, che trovi cliccando qui.

ETF PIR: principali tipologie

Come abbiamo visto, gli ETF sono dei fondi di investimento a gestione passiva che replicano l’andamento di un determinato indice borsistico sui mercati.

Proprio per questo sono altamente liquidi e consentono di costruire un portafoglio di investimenti diversificato.

I punti di forza e i rischi legati a un determinato ETF dipendono anche dalle caratteristiche specifiche del fondo stesso, per esempio il metodo di replica o la tipologia dei dividendi.

Le tipologie di replica sono due:

  • ETF a replica fisica totale: appartiene a  quei fondi che investono nella totalità delle azioni che si trovano nell’indice di riferimento. Così, l’ETF è in grado di replicare in modo il più fedele possibile l’andamento del sottostante.Questa è la modalità di replica più utilizzata dai gestori di fondi perchè garantisce più trasparenza e un ridotto margine di rischio;
  • ETF a replica sintetica (unfunded): noti anche come ETF su swap, questi fondi non investono sulla totalità dei titoli ma si basano su un contratto swap con una controparte. Questo comporta dei rischi legati proprio alla controparte alla quale il fondo si impegna a pagare i rendimenti.

La differenza tra le due tipologie di replica, per gli investitori, consiste nella diversificazione dell’investimento: quelli a replica totale, ad esempio, ricoprono un’area di mercato meno vasta, quelli a replica sintetica ricoprono un’area più ampia.

Per quanto riguarda i dividendi, invece, le tipologie sono due:

  • Accumulazione: che non distribuisce i dividendi tra gli investitori ma li reinveste nel fondo. Ciò contribuisce alla crescita del fondo stesso;
  • Distribuzione: proprio come avviene per le azioni, i dividendi in questo caso vengono distribuiti tra gli azionisti periodicamente.

E ora vediamo quali sono gli ETF da tenere in considerazione.

Migliori ETF Pir

Di seguito vediamo gli strumenti attualmente disponibili.

Lyxor ETF PIR: FTSE Italia All Cap PIR 2020 (DR) UCITS ETF

Questo ETF è attivo dal 2017 e investe in tutti i componenti dell’indice sottostante, quindi la tipologia di replica è fisica totale. Esso non ha copertura valutaria e la volatilità ad un anno è del 22,69%.

I dividendi non vengono distribuiti tra gli azionisti, ma sono reinvestiti nel fondo stesso (quindi parliamo di accumulazione).

Le dimensioni di questo fondo sono piccole: il patrimonio è di circa 11 milioni di euro. La spesa complessiva annua ammonta allo 0,35%.

Attenzione al margine di rischio, che in questo caso è medio/alto.

In questo fondo troverai i componenti di tre indici italiani:

  • FTSE MIB;
  • FTSE Italia Mid Cap;
  • FTSE Italia Small Cap. 

Se ci soffermiamo sul grafico vediamo che il fondo è stato in territorio negativo da maggio a novembre 2022, ma da gennaio 2023 è tornato in positivo e sta continuano bene. Infatti da inizio anno ha fatto registrare un +8,29%.

iShares FTSE Italia Mid – Small Cap UCITS ETF EUR 

Questo ETF (attivo dal 2017 e domiciliato in Irlanda) va a replicare le società italiane a media e bassa capitalizzazione presenti negli indici:

  • FTSE Italia Mid Cap;
  • FTSE Italia Small Cap. 

Il metodo di replica è anche stavolta totale e la politica dei dividendi è ad accumulazione. I costi annui sono allo 0,33%. 

Questo fondo è di piccole dimensioni: il patrimonio ammonta a 33 milioni di euro.

La volatilità annua è media, e si attesta al 18,75%.

Il fondo inoltre non ha copertura valutaria, quindi è esposto al rischio di cambio.

Come investire in ETF PIR? Conviene?

Se ora ti stai chiedendo come passare all’azione, sappi che che puoi farlo sia appoggiandoti alla banca che in autonomia, tramite piattaforme online.

Ovviamente sono due strade diverse tra loro, con servizi, costi e rendimenti diversi (fondamentalmente la Banca ha dei costi di gestione più alti rispetto a quelli di una piattaforma, senza contare che la scelta offerta dalle banche è più limitata). Personalmente, proprio per via dei costi, preferisco affidarmi alle piattaforme, come Degiro, oppure eToro.

Se non sai come comportarti agendo da solo, il mio primo consiglio è quello di diversificare, ma prima devi avere la tua strategia. Ovvero, devi definire i tuoi obiettivi, la tua propensione al rischio e definire la tua asset allocation.


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Vantaggi

Ricapitoliamo sottolinenando  i vantaggi di questi strumenti: uno dei principali vantaggi è legato alle agevolazioni fiscali collegate a questi piani di risparmio. I PIR, se tenuti per più di cinque anni, offrono il diritto all’esenzione di un’aliquota pari al 26%.

Inoltre, costituiscono un modo per rivalutare il panorama finanziario portando benefici non solo alle proprie tasche, ma anche contribuendo alla crescita di piccole e medie imprese.

Infine,  gli ETF per natura conducono alla costruzione di un portafoglio ben diversificato, cosa possibile anche con gli ETF PIR che offrono accesso ad un paniere di titoli vario.

Svantaggi

Tra gli svantaggi troviamo il margine di rischio. L’andamento dei fondi è strettamente connesso alla situazione economica del Paese e dunque è soggetto all’influenza di ogni evento che possa colpire in modo più o meno diretto la ripresa economica dell’Italia.

In più stiamo parlando di prodotti finanziari poco liquidi sul breve o sul medio periodo, poiché sono legati ad un vincolo minimo di 5 anni per poter beneficiare dei vantaggi fiscali.

Altre risorse

Se sei all’inizio del tuo percorso di investimento e non possiedi le basi, ecco alcune guide pensate per te:

    Se invece sei interessato ad approfondire il ventaglio di offerte che ci sono nel mondo della finanza e degli investimenti, ti consiglio di leggere questi percorsi che ho preparato per te:

    Buona lettura e buon proseguimento su Affari Miei.


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    Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
    Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).
    Categorie: ETF

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