Rendimento CCT: Conviene Investire?

I CCT, ovvero i certificati di credito del tesoro, sono una delle possibilità di investimento nel settore del debito pubblico, con delle particolarità che rendono questo specifico strumento diverso da quelli che siamo abituati a trattare come BOT e BTP.

Nella guida di oggi ci occuperemo proprio di questo, ovvero di individuare quali sono le possibilità e il rendimento CCT, verificando se sia il caso o meno investire in questo strumento rispetto agli altri strumenti che ci permettono di accedere al mercato obbligazionario.

CCT: cosa sono?

I CCT sono dei titoli di stato a tutti gli effetti, che permettono di investire per un periodo di 7 anni in uno strumento che viene emesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano.

Vengono utilizzati, al pari dei loro simili, per finanziare il debito pubblico e dunque per permettere allo Stato Italiano di operare tramite pagamenti.

Esistono da tempo immemore, anche se hanno assunto la loro conformazione attuale soltanto nel 1991.

Hanno una durata di 7 anni e vengono immessi sul mercato con un’asta a cadenza mensile, che riguarda nel grosso delle occasioni il rinnovamento di debito precedentemente chiuso.

Il taglio dei CCT – l’investimento minimo

I CCT hanno un taglio minimo di 1.000 euro per titolo, e possono assumere dimensioni molto importanti, superando, per quelli che vengono trattati sul Mercato Telematico a Pronti dei Titoli di Stato MTS anche tagli superiori ai 2,5 milioni di euro.

Si può investire di 1.000 euro in 1.000 euro, e non è possibile, almeno per il momento, investire tagli minori.

Le commissioni per collocazione dei CCT sono a carico dello Stato

Prima di addentrarci più nello specifico della situazione CCT, vale la pena di ricordare che per questo titolo specifico le commissioni sono a carico completo dell’emittente, ovvero del Ministero del Tesoro.

Sono nella misura di 0,30% ma il collocatore (tipicamente la banca) non potrà traslare questo costo sull’investitore. Il prezzo che vedrai all’asta, per intenderci, sarà a completo carico del ministero.

Come ottenere una rendita dai CCT

I CCT sono dei titoli al portatore che corrispondono interessi con cedole semestrali, ovvero nella misura di due pagamenti l’anno. In passato sono stati immessi sul mercato anche CCT con cedola annuale, ma si tratta di una pratica ormai caduta in disuso.

Ogni sei mesi si riceve dunque una cedola che offre il rendimento annuale diviso due del titolo, in base al tasso di interesse relativo al CCT. Su come calcolare il tasso di interesse dei CCT torneremo tra pochissimo, continua a leggere!

Quanto rendono i CCT – tasso di interesse

I CCT sono emessi, ed è questa la vera loro particolarità, con tasso di interesse variabile, che non viene però calcolato secondo i canoni tipici dei tassi variabili, ma piuttosto prendendo il tasso di interesse dei BOT a 6 mesi e applicando uno spread-maggiorazione dello 0,15%. Questo vuol dire che il tasso di interesse proprio dei CCT:

  1. deve essere ricalcolato ogni 6 mesi;
  2. è variabile in relazione a quello offerto dai BOT;
  3. non è assolutamente assimilabile a quello che viene offerto per titoli di stato di altro genere che hanno però la stessa durata.

La particolarità dei CCT rispetto a quelli che sono gli altri titoli di stato è proprio questa, ovvero di avere dei tassi di rendimento che si aggiornano periodicamente e che dunque modificano il prospetto del ritorno sull’investimento con il passare del tempo.

Quando è più vantaggioso investire in CCT rispetto ai BOT?

I CCT rendono sempre di più della controparte BOT semestrale, pur però richiedendo da parte dell’investitore un vincolo superiore (7 anni, ovvero 14 semestralità). Questo perché al tasso corrisposto dai BOT viene aggiunto quello 0,15% di spread che rende il titolo più conveniente.

La realtà però, come sempre o quasi capita in campo finanziario, è molto più complessa. Prima di investire in BOT o in CCT dovremo tenere conto delle altre forze che agitano i mercati e che possono rendere l’una o l’altra opzione più o meno vantaggiosa.

  1. Il tasso dei BOT è fisso e viene determinato all’emissione del titolo; il tasso in questione tiene conto di variabili fondamentali, tra le quali spicca il tasso di interesse medio atteso per il futuro e per tutta la durata del BOT stesso; per chi mastica già un po’ di finanza possiamo dire che, senza paura di essere smentiti, i BOT tendono a rendere non di più, ma meglio dei CCT quando i tassi di interesse effettivi sono inferiori a quelli che si attendevano sullo stesso periodo; si tratta di una situazione che potrebbe sembrare, almeno in questo preciso momento storico, relativamente paradossale, perché gli interessi sono già al minimo storico (anche se la storia insegna che nulla vieta ai tassi di interesse di diventare anche negativi);
  2. Di contro i CCT riescono, al contrario dei BOT a lunga scadenza, ad aggiornare il loro rendimento nel tempo e questo vuol dire che nel caso in cui gli interessi effettivi futuri siano più alti di quelli attesi, chi ha investito in CCT si troverà con un investimento dal rendimento più alto rispetto a quello dei BOT di pari durata;
  3. Nel caso in cui le previsioni coincidano perfettamente con le previsioni (evento più unico che raro, ma comunque possibile), i titoli di stato di altro tipo con la stessa scadenza sono sempre più convenienti dei CCT.

Scegliere i CCT contro altri tipi di strumenti di investimento è dunque un discorso molto più complesso della semplice applicazione dello spread dello 0,15%.

Chi sceglie i CCT dovrebbe prendere questa decisione come una scommessa sul futuro rialzo dei tassi, come spesso accade nel caso di investimenti a tasso variabile.

I nuovi CCTEu: tarati sul tasso Euribor

Esistono ormai dal 2010 anche i CCTEu, dei particolari CCT che invece di utilizzare come indice per il calcolo dell’interesse dovuto non più quello dei bot a 6 mesi, ma quello EURIBOR a 6 mesi. Vengono applicati in questi casi 2 diversi spread:

  1. per i titoli a breve termine abbiamo lo 0,6% di spread/aggiunta al tasso EURIBOR;
  2. per i titoli a lungo termine invece abbiamo un tasso di interesse aggiuntivo rispetto a quello Euribor dell’1%.

Si tratta di un alternativa molto interessante al CCT classico che sgancia il rendimento del titolo dagli andamenti del debito pubblico italiano.

Quale scegliere tra CCT classico e CCTEu?

La decisione non è assolutamente di poco conto, dato che gli andamenti dei tassi EURIBOR e dei tassi sui BOT a 6 mesi potrebbero anche non essere convergenti.

Andando a scegliere la nuova modalità offerta dai Certificati del Tesoro andiamo a scommettere sulla capacità dell’Italia di migliorare nel futuro e di offrire dunque al mercato rendimenti più bassi.

Una scommessa non da poco, dato l’andamento delle finanze italiane e dato anche il fatto che, almeno per l’orizzonte temporale offerto dai CCTEu (sempre 7 anni, con la possibilità per il Tesoro di emetterne anche a scadenza più breve) non sembra possano esserci rimonte clamorose e tali da giustificare la scelta di questo titolo.

Quanto sono tassati i CCT? Sono più convenienti dei BOT sul piano fiscale?

No. I BOT e i CCT sono tutti tassati al 12,5%, da calcolarsi esclusivamente però sul valore della rendita.

Si tratta di un regime di tassazione di favore che riguarda in modo pressoché esclusivo i titoli di stato, anche se non emessi dall’Italia, a patto che però si tratti di titoli emessi da paesi che non figurano nelle black-list periodicamente aggiornate dal Ministero del Tesoro.

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I CCT sono delle obbligazioni in tutto e per tutto: decidi in base a questo

In chiusura non ci resta che ricordare che al netto dei calcoli di fino, di cui abbiamo pur parlato nella guida di oggi dedicata alla differenza tra BOT e CCT, i secondi devono essere pur sempre considerati delle obbligazioni, e dunque valutati in base a:

  • rating, che in questo caso è proprio dell’Italia;
  • andamento dell’economia di riferimento: ancora una volta quella italiana;
  • durata: fissa a 7 anni e dunque di medio periodo.

Alla luce di questo potremo confrontare i CCT non solo nei confronti dei BOT e degli altri tipi di titoli di stato, ma più in generale in relazione a quelle che sono le altre possibilità di investimento che ci vengono offerte dai mercati.

Nonostante lo sconto fiscale garantito a questo tipo di titoli, nulla ci obbliga a investire proprio su questo tipo di titoli con i nostri patrimoni, anche se la nostra intenzione fosse quella di orientarci esclusivamente verso strumenti che possano garantirci un profilo di rischio molto basso.

Dove si comprano i CCT?

È possibile sottoscrivere sia i CCT classici sia i più nuovi CCTEu in qualunque banca possa offrire un deposito titoli.

Si tratta pur sempre di prodotti che sono praticamente ubiqui e che sono comunque tra i più trattati nella nostra economia.

È possibile inoltre acquistare CCT sui mercati secondari, a prezzi che possono essere però diversi rispetto a quelli di acquisto originario.

Prima di salutarti, ti consigliamo di visitare la nostra sezione dedicata agli investimentidove potrai trovare numerosi spunti per far fruttare i tuoi risparmi.

Qui, invece, puoi leggere una serie di guide dedicate a migliorare i tuoi investimenti.

Buona lettura!

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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).
Categorie: Obbligazioni

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