Tassa sui Conti Correnti con Giacenza Superiore a 5000 Euro: Quali Imposte Bisogna Pagare?

Quante e quali tasse è necessario pagare sui conti corrente? Quali sono le norme attuali in materia fiscale che riguardano il nostro denaro depositato presso la banca?

La normativa è cambiata negli ultimi anni più volte, e a complicare ulteriormente la situazione sono arrivate banche che propongono conti esenti dall’imposta di bollo (senza scordare la distinzione e parlare di tassa sui conti correnti superiori a 5000 euro e non su quelli con una cifra inferiore a questa).

Tale novità è stata frutto di un’operazione ovviamente commerciale e non di un vantaggio fiscale netto per conti speciali.

Nella guida di oggi ci occuperemo appunto di individuare quelli che sono i limiti, l’imponibile e la quantità di tasse da pagare sul nostro conto corrente.

Continua a leggere se vuoi saperne di più.

Conto corrente: si paga soltanto l’imposta di bollo

Per il conto corrente classico che non frutta interessi è dovuta soltanto la cosiddetta imposta di bollo. Si tratta di un’imposta che grava soltanto però sui conti che, come anticipato, hanno una giacenza media superiore ai 5.000 euro.

In tutti gli altri casi non è dovuta alcuna imposta (più avanti vedremo insieme come calcolare la giacenza media). Le banche da prassi dividono l’imposta di bollo in 4 pagamenti trimestrali.

A quanto ammonta l’imposta di bollo per il conto corrente

Per rispondere a questa domanda, posso dire che dipende da chi è titolare del conto corrente in questione:

  • per tutte le persone fisiche l’imposta di bollo ammonta a 34,20 euro su base annua, in genere ripartiti a 8,55 euro su base trimestrale oppure a 2,85 euro su base mensile;
  • per le persone giuridiche, di qualunque tipo esse siano, è dovuta invece un’imposta di bollo di 100 euro su base annua.

Vi sono dunque grossissime differenze per quanto riguarda l’imposta di bollo a seconda della personalità giuridica del titolare.

Le aziende e le associazioni pagano molto di più, quasi il terzo, un ulteriore balzello sulle già stra-tassate attività di impresa che operano nel nostro Paese.

Che cos’è la giacenza media, come opera e perché deve interessarci

Come abbiamo detto in apertura la giacenza media è un valore molto importante per il calcolo delle imposte che dovremo per il nostro corrente.

Esiste infatti quella che in gergo viene chiamata no tax area e che si riferisce nello specifico ad un’area all’interno della quale non vengono pagate tasse.

Il limite attuale, che è poi lo stesso che si ha da diversi anni, è quello dei 5.000 euro di giacenza media. Ma come si calcola la giacenza media?

  1. bisogna scrivere su una colonna la giacenza giorno per giorno del conto corrente;
  2. bisogna successivamente andare a sommare tutte le giacenze;
  3. il numero ottenuto andrà diviso per 365 (e 366 per gli anni bisestili);
  4. se il numero ottenuto è superiore ai 5.000 euro, si dovrà pagare l’imposta di bollo di cui sopra.

Il calcolo viene comunque effettuato in modo completamente automatico dalla banca, che si preoccupa di gestire l’intera vicenda e, nel caso, addebitarci l’imposta in questione.

La banca agisce come sostituto di imposta

La banca per quanto riguarda l’imposta di bollo agisce come sostituto, nel senso che sarà lei stessa a trattenere delle somme per poi versarle all’Erario.

Il procedimento è ormai completamente automatico e nessuno deve preoccuparsi di rammentare all’istituto il pagamento delle imposte dovute.

A seconda dell’istituto inoltre è possibile avere pagamenti di tipo mensile o trimestrale. Difficilmente ci sono banche che continuano a trattenere l’imposta su base annuale.

Le imposte sugli interessi dei conti sono diverse

Fino ad adesso abbiamo parlato delle tasse che sono eventualmente dovute semplicemente per avere un conto in banca che abbia una giacenza media sopra i 5.000 euro, calcolati sulla media annua. Ci sono però anche degli emolumenti dovuti al Fisco nel caso in cui il nostro conto sia in grado di generare interessi.

È il caso tipico dei conti deposito, sui quali verte sia l’imposta di bollo sia la tassa sul capital gain costituito dagli interessi.

La somma dovuta al fisco in questo caso è del 26%, da calcolare sulla quantità di interessi ricevuti.

Quando un conto deposito sponsorizza un tasso di interesse lordo, vuol dire che dovranno essere sottratte appunto le tasse dovute, ovvero poco più di un quarto dell’interesse stesso.

Anche in questo caso la banca agisce come sostituta di imposta, ovvero tratterrà alla fonte la somma dovuta e si preoccuperà di versarla direttamente all’Erario.

Non c’è niente che dobbiamo fare per compiere il nostro “dovere di cittadini” e pagare al Fisco quanto dovuto.

La mia banca mi offre un conto senza imposta di bollo: come è possibile?

Il marketing delle banche è sempre alla ricerca di nuove strategie per attirare nuovi clienti, non ultime quelle che propongono l’esenzione dal pagamento di determinate imposte che sarebbero altrimenti dovute.

In questo caso si tratta di un escamotage di pessima fattura, perché è in realtà la banca a pagare l’imposta al posto nostro.

Potremmo pensare che non abbiamo che da guadagnarci, ma le banche, che non sono opere pie ma delle imprese che devono macinare utili, recupereranno tale somma dai costi delle operazioni connesse al conto.

Anche se in alcuni casi questo può essere vantaggioso, il mio invito è a scegliere sempre un conto tenendo in considerazione i costi complessivi, senza lasciarsi abbindolare da uno sconto sull’imposta, che viene pagata dalla banca.

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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

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