Il Grande IMBROGLIO dell’INPS…

Il tema della previdenza non viene mai affrontato seriamente dai media per ovvi motivi: il nostro sistema è insostenibile perché ci sono troppi vecchi e pochi giovani.

Basterebbero due righe per chiudere questa mia riflessione, ma è bene introdurre alcuni concetti tecnici per illustrare le dimensioni catastrofiche del meccanismo attualmente vigente.

A scuola ci hanno insegnato che il sistema previdenziale, a partire dagli anni Novanta, è di natura contributiva: X contributi versi, X contributi + Y di rivalutazione ti becchi quando smetti di lavorare.

Già questo dovrebbe dirci molto: dal momento che versiamo circa il 30% dei nostri redditi lordi, difficilmente i contributi rivalutati potranno pareggiare le entrate che percepiamo oggi.

Dico difficilmente perché, da osservatore dei mercati finanziari, so benissimo che per raddoppiare o triplicare un determinato capitale nel corso dei decenni è necessario un progetto d’investimento serio ed una strategia che spesso i grandi gestori di denaro pubblico nemmeno conoscono.

Il secondo pezzo, però, che è praticamente conosciuto solo agli addetti ai lavori, è che il sistema previdenziale è si contributivo, ma a ripartizione.

E che vuol dire?

I soldi di chi sta lavorando oggi non vengono investiti da qualche parte dall’INPS affinché aumentino di valore nel tempo ma sono bonificati direttamente sul conto corrente di chi percepisce ad oggi una pensione.

La faccio facile facile.

Giovanni, giovane neolaureato appena entrato nel mondo del lavoro, versa i contributi all’INPS e nonno Gino, che ha smesso di lavorare qualche anno fa, riceve l’accredito dei soldi di Giovanni con cui fa la spesa, dà la paghetta ai nipotini o organizza un bel viaggio (COVID permettendo!).

Non è una questione di giovani contro vecchi, è proprio così che funziona.

Il rapporto tra pensioni e occupati è definito tecnicamente indice di dipendenza: nel 2020, secondo i più recenti studi di cui dispongo, rasenta il 100% mentre tra 10 anni supererà tale soglia.

Questo vuol dire che oggi, in pratica, con i soldi di chi lavora paghiamo le pensioni mentre un domani non sarà più possibile e sarà necessaria l’integrazione tramite la fiscalità generale (per capirci, i soldi di Irpef, Ires e altri balzelli).

Non ci sono opinioni o “secondo me” su questo tema, sono numeri duri e crudi.

Nell’età dello sviluppo, cioè quando uscivamo dalla guerra e dovevamo ricostruire il Paese dalle macerie, circa il 15% della popolazione era over 60. Nel 2050, nel pieno dell’età della complessità che stiamo vivendo, gli over 60 saranno più del 40% della popolazione.

“Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…chi ha dato, ha dato, ha dato…”

Il sistema attuale è praticamente insostenibile perché chi paga oggi dovrà far sperare, quando sarà lui a dover ricevere, che ci saranno altri giovani lavoratori e che i governi decideranno di integrare le casse dell’INPS prelevando ulteriori risorse dalle imposte sui redditi.

Con il calo costante della natalità, tipico di tutti i Paesi occidentali, ci saranno sempre meno giovani a pagare i contributi previdenziali ed è assai probabile che chi tra il 2040 ed il 2050 potrà teoricamente pensare alla pensione si troverà con un assegno modesto o addirittura con lo Stato che azzera tutto.

Ce la vedo io la nipote della Fornero che, col mandolino, canta “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…chi ha dato, ha dato, ha dato…Scurdàmmece ‘o passato, simm ‘e Napule paisà!”.

La sto rendendo più pop ma potrebbe essere così e ci sarà ben poco da ridere.

Costruirsi un piano personale è l’unica soluzione!

Da anni sostengo che l’obiettivo di ognuno dovrebbe essere vivere di rendita, ci ho scritto pure un libro con questo titolo e con la mia attività supporto molte persone che già lo fanno.

Chi vive di rendita fa esattamente quello che l’INPS non sta facendo e non sarà in grado di fare: prende una parte dei suoi soldi e la accantona, facendola crescere con l’interesse composto.

Per fare tutto questo è necessaria una strategia ben definita che abbiamo spiegato in Costruisco la mia pensione”, il prodotto in vendita fino al prossimo 23 novembre.

È l’unica alternativa a nostra disposizione perché il modello del Welfare State con cui ci hanno svezzato e formato è insostenibile e, prima o poi, ci lascerà in mutande.

Vorrei poterti lasciare con una speranza, e infatti è questo il mio scopo, ma se continui a riporre fiducia nei governi e negli Stati ti stai assumendo un rischio infinitamente più grande di quello che pensi sia per te emotivamente insostenibile quando parliamo di investimenti finanziari.

Molti mi dicono di aver paura della borsa, io me la faccio addosso nel vedere i numeri dell’INPS e della demografia italiana ed europea.

La tua unica possibilità per vincere nell’età della complessità risiede nella strategia: conosci le regole, impari a giocare e prendi in mano la tua vita prima che sia troppo tardi.

Puoi iniziare subito con Costruisco la mia pensione”, disponibile fino al 23 novembre con ricchi bonus e due versioni che trovi qui.

Se non ci conosci ancora bene e desideri diventare nostro cliente, oltre alla pagina dell’offerta puoi prenotare una sessione gratuita con il mio staff tramite questo link.

Chest’è… come amo dire!


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

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