Gli ETF Stanno per DISTRUGGERE il Mercato?

Oggi affrontiamo un tema che sta facendo molto discutere: gli ETF sono davvero così pericolosi per i mercati?

Negli ultimi anni ci hanno detto di investire in ETF, di lasciare perdere le banche e i fondi a gestione attiva.

Ma ora alcuni sostengono che proprio gli ETF potrebbero essere la nuova minaccia per la stabilità finanziaria.

È tutto vero? Oppure si tratta solo di allarmismi infondati? Approfondiamo insieme.

Perché si parla tanto di ETF?

Gli ETF (Exchange Traded Fund) hanno conquistato grande popolarità negli ultimi anni, soprattutto grazie a internet e alla maggiore informazione finanziaria disponibile.

Sempre più investitori autonomi, e persino i clienti delle banche più “tradizionali“, chiedono di inserire ETF nei propri portafogli, perché i costi di gestione degli ETF sono molto più bassi rispetto ai fondi comuni proposti dalle banche.

Ma, con la crescita degli ETF, sono aumentate anche le voci critiche, e infatti oggi cercheremo proprio di capire quali sono le principali obiezioni che vengono mosse contro questo strumento.

Gli ETF creano effetti distorsivi sui prezzi di mercato?

Una delle accuse più diffuse è che gli ETF creino distorsioni nei prezzi di mercato, dal momento che l’ETF replica passivamente un indice, comprando tutte le azioni che lo compongono, allora se l’indice è a capitalizzazione, le azioni più grandi pesano di più.

Questo porta gli ETF a comprare sempre di più quelle stesse azioni, che diventano sempre più gonfiate.

In parole semplici: è come se “si ingrassassero sempre gli stessi“.

Questa è una critica che spesso viene rivolta soprattutto al mercato americano. Gli indici USA appaiono più sopravvalutati rispetto a quelli europei o asiatici.

Uno studio di Pedersen e Garleanu ha analizzato proprio questo tema. I risultati? Non ci sono prove concrete che gli investimenti passivi causino una sopravvalutazione sistematica dei mercati.

Anzi, gli investitori attivi continuano a svolgere un ruolo importante nel correggere eventuali distorsioni.

Nel lungo periodo, probabilmente assisteremo a una convergenza tra fondi attivi e passivi, con tanti fondi a basse commissioni che assomiglieranno sempre più agli ETF.

Gli ETF rendono il mercato più instabile?

La seconda critica è quella che gli ETF aumenterebbero la volatilità del mercato.

Se moltissimi investitori possiedono gli stessi ETF, in caso di panic selling (vendite di panico) la volatilità potrebbe amplificarsi, anche se questa è una critica parzialmente vera, ma va contestualizzata.

Oggi il mercato è diventato più instabile non solo per colpa degli ETF, ma perché sono aumentati gli investitori retail. Grazie alla digitalizzazione, con uno smartphone è possibile comprare e vendere titoli in tempo reale, e questo ovviamente rende i mercati più reattivi, sia in salita che in discesa.

Uno studio di Vanguard durante la pandemia ha mostrato che la maggior parte degli investitori in ETF non ha venduto nel panico. Solo il 20% degli asset è stato smobilizzato.

Attenzione però: Vanguard e BlackRock hanno un conflitto di interessi (vendono ETF), quindi è giusto considerare i loro studi con spirito critico.

Inoltre, dal 2020 il mondo ha accelerato ancora verso la digitalizzazione. Quindi è plausibile che la volatilità futura possa aumentare ulteriormente.

Morale della favola: la volatilità non è solo colpa degli ETF, ma è l’effetto di un mercato ormai più rapido e connesso. E questo non è un problema per chi investe con un’ottica di lungo periodo.

Gli ETF concentrano troppo potere in poche mani?

Terza critica, la più “complottista“: gli ETF starebbero concentrando troppo potere nelle mani di pochi grandi gestori come Vanguard, BlackRock, Amundi.

Sulla carta è vero: pochi emittenti gestiscono miliardi di euro e sono i principali azionisti di molte Big Corporate.

Ma attenzione: essere azionista non significa gestire direttamente un’azienda. I gestori degli ETF hanno un approccio passivo, non intervengono attivamente nel management aziendale (salvo casi molto specifici), e inoltre esistono normative molto rigide che regolano i comportamenti dei gestori.

E in Italia?

Secondo Milano Finanza, solo il 3,9% degli investitori italiani sceglie di investire con gli ETF, contro il 13,8% che ancora punta sui fondi comuni.

Insomma, mentre sui social ci facciamo mille domande sugli ETF, la maggioranza degli italiani è ancora molto legata ai prodotti tradizionali.

Conclusioni: gli ETF sono davvero pericolosi?

Rispondendo alla domanda iniziale: gli ETF non sono così pericolosi come alcuni vogliono far credere, in quanto la questione della distorsione dei prezzi non è dimostrata scientificamente, la volatilità può aumentare, ma il fenomeno non dipende solo dagli ETF ed è figlio della nuova modalità con cui tutti noi partecipiamo ai mercati.

Infine la concentrazione del potere è un rischio da monitorare, ma il quadro è più complesso di quanto venga dipinto nei canali “complottisti”.

L’unica vera criticità è legata alla moda: oggi si stanno quotando tanti “finti ETF”, fondi attivi low cost che sembrano ETF, ma non lo sono davvero. Su questo è bene informarsi e fare attenzione.

Investire in ETF può essere una strategia sana se fatto con consapevolezza e con una visione di lungo periodo.

Se vuoi approfondire qui ti allego molte risorse sul tema ETF che ti possono essere utili per comprendere meglio come investire con questi strumenti:

Ti auguro un buon proseguimento qui su Affari Miei!


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).
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