La Disoccupazione Non Esiste!

Leggo tantissime disquisizioni sugli stipendi “inadeguati” che vengono proposti sul mercato del lavoro e sulle difficoltà più o meno reali di una parte della popolazione nel trovare un impiego.

Bisogna chiarire una cosa a mio parere fondamentale: la disoccupazione involontaria, intesa come assenza di offerte di lavoro, è un fenomeno marginale nella nostra società .Anzi, paradossalmente, ci sono aziende che cercano personale e non lo trovano perché non ci sono persone: non parlo dei bagnini sottopagati, ma di operai ed impiegati specializzati.

Negli altri casi qualsiasi individuo, anche sprovvisto di competenze particolari, può almeno potenzialmente accedere a proposte lavorative regolarmente contrattualizzate o, come spesso accade, non in regola (ma che restano proposte, forse inaccettabili, di lavoro).

Il vero problema, quello che rende le persone insoddisfatte, riguarda i salari offerti che sono sovente giudicati come “inadeguati”.

Ma in base a cosa si determina l’adeguatezza di una proposta lavorativa?

La nostra società è fondata sui consumi: il reddito serve essenzialmente per sostenere i consumi, più o meno elevati che siano.

Il livello dei prezzi è alto perché per molti beni, essenziali e non, c’è una domanda chiara. È il motivo per cui le case a Milano, Roma e altre città hanno affitti elevati, per esempio: c’è qualcuno disposto a pagare quelle cifre altrimenti quei prezzi non esisterebbero.

I consumi, però, sono “drogati” da una variabile invisibile ai più: il patrimonio.

Essendo la ricchezza privata italiana tra le più elevate al mondo, non è raro assistere a trasferimenti familiari aventi origine patrimoniale: case ed automobili donate o acquistate da genitori o parenti, paghette e aiuti che si estendono fino a 40 anni se non oltre sono la normalità.

E ci mancherebbe altro, ognuno con i suoi soldi fa quello che gli pare.

C’è un enorme problema, però

Questo “sostegno al reddito privato” contribuisce a mantenere alti sia i prezzi che gli standard di vita dei beneficiari.

Di conseguenza, avendo un fabbisogno elevato di risorse questi ultimi si trovano a doversi rapportare, ad un certo punto, con un mercato del lavoro che offre stipendi più bassi rispetto a ciò che viene giudicato come adeguato.

Questo perché, mentre i consumi sono rimasti uguali se non addirittura aumentati, la capacità di produrre reddito delle imprese non ha tenuto il passo a causa di tutta una serie di fattori, in primis la mancata crescita della produttività, che rendono impossibile per le aziende proporre stipendi mediamente più elevati (sfruttatori ed eccezioni a parte).

Non è un caso che le uniche proposte “adeguate” vengono dalla Pubblica Amministrazione, periodicamente presa d’assalto quando ci sono i concorsi pubblici e non di certo obbligata a produrre utili, che in alcune regioni occupa il 50% della forza lavoro e paga retribuzioni anche superiori del 30-40% rispetto a ciò che offre il privato sul territorio.

E quindi? I temi sono due, antitetici tra di loro

Da un lato abbiamo una popolazione che mediamente sta “troppo bene”: i patrimoni familiari ci sono ancora, tutto sommato molti possono permettersi di condurre un tenore di vita accettabile anche senza lavorare, lavorando poco o accettando stipendi bassi (integrati dal patrimonio altrui).

Dall’altro, invece, abbiamo un mondo delle imprese che paga la mancata crescita e l’eccesso di norme e burocrazia da 20 anni che non è in grado di rispondere sempre alle aspettative della forza lavoro.

In mezzo ci sono quelli sfortunati, coloro cioè che sono nati senza avere un patrimonio familiare, un reddito elevato o un trasferimento statale a cui appoggiarsi: per loro gli stipendi sono bassi e vivere di solo reddito è difficile.

Solo così si spiega il sostanziale blocco dell’ascensore sociale: anche solo iniziare a lavorare per fare esperienza, spesso, ha una barriera all’ingresso insormontabile per chi non ha un supporto familiare adeguato.

La disoccupazione, quindi, non esiste perché, salvo rari casi, la richiesta di lavoro c’è: ciò che non coincide è la capacità del mercato di remunerare il lavoro rispetto alle aspettative di chi dovrebbe poi svolgerlo.

Un bel problema di difficile soluzione.


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

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