El Salvador, La Prima Nazione ad Accettare le Criptovalute Come Valuta Ufficiale: Funzionerà?

Il 9 giugno scorso, El Salvador è diventata la prima nazione al mondo a usare Bitcoin come valuta ufficiale riconosciuta dal governo.

Non stiamo quindi parlando di una semplice diffusione di Bitcoin tra i cittadini, né di una regolamentazione del modo in cui devono essere organizzate le piattaforme di scambio di criptomonete. Parliamo dell’equivalente di avere introdotto, in Italia, i Bitcoin come valuta che ha lo stesso status dell’euro. 

Ho approfondito il caso di questa piccola nazione, nota per essere la capitale mondiale degli omicidi per 100.000 abitanti e per il caffè pregiato, cercando di capire tutte le motivazioni di questa scelta e le speranze che il governo nutre verso questa novità.

Tanto per cominciare, El Salvador ha una sua valuta tradizionale: il Colòn, che come altre valute sudamericane è storicamente stato molto altalenante e poco riconosciuto a livello internazionale.

Così la valuta de facto è diventata ormai da tempo il dollaro americano; il governo locale ha anche accettato di buon grado la cosa, introducendo nel 2000 un cambio fisso a 1 USD per 8,75 Colòn. A distanza di vent’anni, il cambio rimane tale e quale.

Bitcoin è dunque diventata la terza valuta in circolazione nell’economia, ma stavolta senza un cambio fisso.

Inoltre non è possibile scambiare direttamente i Bitcoin in banca, per cui c’è in realtà una separazione abbastanza netta tra la valuta tradizionale e la criptovaluta.

Se non altro, però, il governo ha già iniziato a utilizzare Bitcoin nelle sue normative. Una in particolare, introdotta contestualmente al nuovo “criptoconio”, prevede di dare la cittadinanza a qualunque persona che investa più di 3 Bitcoin sul suolo di El Salvador.

Ma perché tutto questo? 

Tanto per cominciare, Bitcoin costa poco da mantenere. O meglio costa tantissimo, soprattutto in termini di energia, ma il governo di El Salvador non deve utilizzare le sue risorse per minare i blocchi: si limitano a godere dell’infrastruttura mantenuta da altri, per cui il costo vivo per il governo è zero.

Dall’altra parte, il dollaro americano costa caro agli Stati Uniti. Il budget federale prevede una spesa di quasi 1 miliardo di dollari l’anno per stampare, trasportare e tenere al sicuro i “bigliettoni” della Federal Reserve.

Una goccia nell’oceano per una nazione come gli USA, ma non per una nazione con un PIL di 27 miliardi di dollari come El Salvador.

In secondo luogo, l’economia salvadoregna è in una posizione piuttosto scomoda. Il mercato interno è minuscolo e le importazioni sono, di anno in anno, nettamente più delle esportazioni.

Trovarsi a essere degli importatori netti che non possono stampare moneta significa che, prima o poi, se non si fa nulla per cambiare le cose si finisce per spendere tutti i soldi e si rimane a piedi.

L’unico motivo per cui l’economia salvadoregna non è collassata del tutto negli ultimi 20 anni è che tantissimi emigrati lavorano all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, e mandano regolarmente delle rimesse a casa per mantenere la famiglia. Un fenomeno davvero enorme per l’economia locale, al punto che dal 2004 a oggi il numero di dollari americani in circolazione è quintuplicato malgrado il deficit commerciale.

La maggior parte dei salvadoregni che lavora all’estero svolge mansioni umili, ricevendo il salario minimo e avendo così poco denaro da mandare a casa.

Le rimesse sono frequenti e di basso importo, per cui i 15$ richiesti in media come costo di transazione sono uno spreco enorme di risorse per la nazione. Bitcoin può trasferire la stessa quantità di denaro con una frazione di queste commissioni.

Funzionerà? 

Penso proprio di no.

Un po’ non riesco a immaginare una signora salvadoregna di 62 anni che smanetta con il telefono per cercare di pagare la frutta in Bitcoin usando il suo nuovo e fiammante wallet. Specialmente considerando che non è nemmeno facile avere una connessione stabile a  internet se ci si spinge poco al di fuori della capitale.

Un po’trovo che nessuna persona che si può permettere di tenere 100.000$ in Bitcoin sia realmente interessata a comprare casa in un posto dove si spara per rubare un orologio da 100$.

Se devo essere sincero, però, la trovo un’iniziativa interessante. Un tentativo fuori dagli schemi, estremamente originale, che se non altro ha permesso alla piccola nazione del centroamerica di attirare su di sé l’attenzione per qualche giorno.

Magari si perderà nel nulla, ma è quantomeno un modo di provare a usare lo status quo usando l’innovazione. Se non è la riforma giusta, quantomeno il mindset lo è.


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Imprenditore e Investitore - Co-fondatore di Affari Miei
Ha fondato Affari Miei nel 2014. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha approfondito la sua storica passione per l'economia e la finanza conseguendo un Master Executive in Consulenza Finanziaria Indipendente. É autore dei libri "Vivere di Rendita - Raggiungi l'Obiettivo con il Metodo RGGI" (2019) e "Investimenti Sicuri - Come Proteggere il Tuo Patrimonio e Vivere di Rendita" (2023).

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